mercoledì 31 gennaio 2018

X-Files, torna in scena l’Uomo che fuma


Il Detentore della Verità, Raul Bloodworth (lo pseudonimo che usa per scrivere un romanzo), Carl Gerharhd Busch Spender, altrimenti noto come l’Uomo che fuma. È con lui che si apre l’undicesima, e forse ultima, stagione di X-Files. Ho atteso di vederne la prima puntata in italiano, mentre molti altri appassionati saranno già arrivati alla quarta (su dieci in tutto a quanto ho letto, non le venti circa alle quali eravamo abituati fino alla nona stagione), per non distrarmi nel seguire i sottotitoli nei punti poco chiari e godermi appieno lo spettacolo.
Debbo dire che attendevo il ritorno di Fox Mulder e Dana Scully dopo il cliffhanger con cui si è chiusa la decima stagione, finale con troppi punti interrogativi persino per come ha lavorato sulla trama il creatore Chris Carter nel corso dei 20 anni e oltre dall’esordio del telefilm, e che ama i finali aperti. Ottimo l’inizio, nel quale l’Uomo che Fuma dice chiaramente il suo nome completo per la prima volta in assoluto, ma l’espediente narrativo usato per uscire dalla decima stagione (arrivo degli alieni, Fox Mulder la cui morte era davvero segnata per la prima volta e attesa a momenti) sulle prime fa un po’ storcere il naso.
Come ho scritto in altri interventi, non vedo molte serie televisive: Big Bang Theory, The man in the high castle, X-Files, Timidamente amore (sulla pagina del Signor Distruggere) e basta, penso. Come parimenti detto in altre sedi le indagini dei due agenti dell’FBI le seguo fin dalla prima stagione, nel 1994, e in seconda serata su Italia 1 nelle varie repliche. Non riesco a non trovare scusanti al deus ex machina utilizzato, anche perché forse il progetto finale ne varrà davvero la pena. Però mi ha stupito per l’eccessiva semplicità, quello sì.
Qualcosa di tremendamente positivo c’è, appunto l’Uomo che fuma, al centro dell’azione come non accadeva da anni. Le puntate sulla teoria del complotto (spero quasi tutte, niente puntate riempitivo ricche di gag comiche, per carità) saranno un bel vedere. Voglio crederci.