venerdì 31 maggio 2013

Il campione (2)


 
Anche adesso, come fatto nello scorso intervento, voglio parlarvi di talenti cristallini e indiscussi. Ci spostiamo nel campo del pattinaggio di short track, e parliamo dell’australiano Steven Bradbury.
Se seguite la Gialappa’s e i programmi “Mai dire *aggiungere qualcosa a caso*”, già conoscete questo valido atleta, arrivato alla medaglia d’oro durante le Olimpiadi invernali 2002 di Salt Lake City. Partiva dai quarti di finale giusto un pelino sfavorito, poi ultimo per la gran parte della gara tranne superare il turno grazie a scorrettezze (e squalifiche seguenti) di altri atleti. In finale l’apoteosi, per cui vi rimando al filmato allegato, ma qui voglio parlarvi di ciò che è successo prima di questi giochi olimpici.
All’inizio degli anni ’90 Bradbury andava a medaglie, seppur nei 5000 metri staffetta, quindi con il merito della squadra intera, e stava effettivamente crescendo, quando è stato colpito da un infortunio gravissimo. Durante la prova di una gara, la lama del pattino di un altro corridore gli causa una profonda ferita, con l’arteria femorale recisa. Perde circa quattro litri di sangue e viene salvato dalla morte solo per la rapidità dei primi soccorsi. Nella sfortuna è molto fortunato, un po’ come nella sua più celebre gara. Dopo 111 punti di sutura e 18 mesi di riabilitazione torna in pista e, mentre si sta preparando ai giochi olimpici di Salt Lake City, un infortunio (si parla di frattura) al collo rallenta moltissimo l'allenamento. Una volta dismesso il tutore, Steven Bradbury decide di proseguire, per vivere alle Olimpiadi invernali quel clamoroso successo immortalato dalla Gialappa’s Band.
E ora, ecco a voi il filmato su Steven Bradbury firmato Gialappa’s.

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